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OCCUPABILITÀ E SOGGETTI OCCUPABILI: DI COSA STIAMO PARLANDO?

Negli ultimi mesi il tema dell’ occupabilità e dei cosiddetti “ occupabili ” è stato al centro della riflessioni della stampa nazionale. Qu...


Negli ultimi mesi il tema dell’occupabilità e dei cosiddetti “occupabili” è stato al centro della riflessioni della stampa nazionale. Questo perché nel corso del 2023 coloro che attualmente stanno percependo il Reddito di Cittadinanza verranno divisi in due gruppi: occupabili e non occupabili. Sarà proprio questa suddivisione a determinare se e per quanto tempo si potrà continuare a percepire la misura. Nel dettaglio la legge di Bilancio prevede un intervento transitorio per il Reddito di Cittadinanza, in attesa della riforma complessiva fissata per il prossimo anno. Ciò significa che nel 2023 il Reddito di Cittadinanza resterà attivo, ma potrà essere percepito solo a determinate condizioni, che ruotano attorno al concetto di occupabilità.

A quale condizioni il Governo fa riferimento? A partire dal 2023 saranno considerati non occupabili tutti i nuclei familiari in cui è presente un minore, una donna in gravidanza, una persona sopra i 60 anni o con disabilità. Al contrario tutte le persone con un’età compresa tra i 18 e i 59 anni che vivono in un nucleo famigliare senza queste caratteristiche saranno considerate occupabili. La novità introdotta dal Governo Meloni dunque prevede che le persone con una più alta probabilità di trovare lavoro, occupabili appunto, riceveranno 7 mesi di sussidio, senza possibilità di rinnovo. Si prevede inoltre che tutti i soggetti beneficiari dovranno essere inseriti in percorsi di formazione e/o riqualificazione. Avranno poi un altro periodo di tempo per cercare un’occupazione e, a Settembre, a prescindere dal fatto che le persone abbiano o meno trovato un’occupazione, perderanno il sussidio.

Come SOL CGIL riteniamo necessario fare una riflessione sui criteri scelti dal Governo per stabilire chi sia avviabile o meno al lavoro. L’elemento principale che subito si sa notare è che i criteri non sono basati sulle effettive chance occupazionali di ogni individuo, bensì su vincoli legati all’età anagrafica o alla situazione familiare.

Un ulteriore elemento di criticità è rappresentato dal fatto che i soggetti “occupabili” dovranno ricevere un modulo online da compilare con il titolo di studio, le esperienze lavorative e la situazione familiare. Dati che successivamente saranno condivisi anche con le agenzie private di collocamento e incrociati con le offerte di lavoro e formazione disponibili per favorire il rientro a lavoro. Allora la domanda è: come si può pensare che un’effettiva presa in carico avvenga tramite un mero processo di autovalutazione “fai da te”?

In tal senso Luciano Capone, giornalista de il Foglio, sostiene che: “la presa in carico non può essere una sorta di autocertificazione, ma dovrebbe essere il frutto di un assessment da parte dei professionisti che operano nei Cpi. Il metodo del governo corrisponderebbe, in campo sanitario, a una sorta di autodiagnosi in cui il medico anziché fare una visita al paziente gli dice di toccarsi il torace e dirsi trentatré per poi comunicare all’Asl il suo stato di salute.”

Il concetto di presa in carico fa riferimento ad un servizio che “si fa carico” di seguire in maniera continuativa una persona (o una famiglia), di non lasciarla a sé stessa, di garantire una presenza capace di offrire opportunità e sostegni, con l’obiettivo promozionale di permettere alle persone di controllare attivamente la propria vita. Farsi carico, dunque significa anche interpretare il concetto di occupabilità in maniera meno semplicistica di come è avvenuto con le modifiche apportate al RdC. In generale, parlare di occupabilità significa riferirsi alla capacità delle persone di essere occupate o di saper cercare attivamente, di trovare e di mantenere un lavoro. L’occupabilità si riferisce dunque all’abilità di ottenere un impiego, quando necessario.

Allora, se si vuole accrescere l’occupabilità delle persone è necessario offrire loro degli strumenti idonei affinché essi diventino abili e proattivi nella progettazione del proprio Sé professionale. Questo è possibile solo attraverso un confronto efficace con esperti in materia di orientamento professionale che si occupano di erogare servizi di supporto e accompagnamento per la ricerca di un nuovo lavoro, anche tramite la riqualificazione professionale.