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FUNZIONE PUBBLICA E SOL PER L'ORIENTAMENTO AL LAVORO, INTERVISTA A FIORELLA FISCHETTI SEGRETARIA GENERALE FP LECCE

Aprire canali di informazione e formazione e fare da ponte tra i cittadini e i lavoratori, che hanno competenze di vario livello. È lo spiri...


Aprire canali di informazione e formazione e fare da ponte tra i cittadini e i lavoratori, che hanno competenze di vario livello. È lo spirito con il quale la Funzione Pubblica della Cgil di Lecce partecipa di concerto con il Sol, ad un progetto articolato di orientamento al mercato del lavoro sul territorio salentino. Ne parliamo con Fiorella Fischetti, segretaria generale della Fp Cgil Lecce.

Le politiche messe in campo dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno avuto il denominatore comune della flessibilità e della precarietà. Nello spaccato del mondo del lavoro che offre servizi ai cittadini, questo ha comportato una differenza di trattamento, e conseguenti garanzie occupazionali, tra lavoratori che spesso si trovano a svolgere le stesse mansioni.

“Bisogna partire da un dato: il mondo del lavoro in Italia forse più che altrove ha subito una involuzione sia nel privato che nel pubblico verso una supposta flessibilità, che si è rapidamente trasformata in precarietà assoluta, forte dell’estremo frazionamento del panorama contrattuale, di una normativa (ancora prima del Jobs Act) che ha incentivato una parcellizzazione delle vite lavorative e una polverizzazione delle platee di lavoratori. In questo scenario si è ritrovato anche il mondo dei servizi pubblici che, al di là dei lavoratori che fanno capo a contratti nazionali dei settori pubblici classici (sanità pubblica, funzioni centrali e locali), ritenuti ancora come “garantiti” anche se non è sempre vero, comprende una vasta platea di lavoratori e lavoratrici che pur svolgendo attività di servizio pubblico, fianco a fianco con colleghi con contratti pubblici, hanno contratti privati (ben 47 diversi contratti nazionali!) spesso sfavorevoli in termini di condizioni, diritti riconosciuti e precarietà”.

Maggiori politiche pubbliche volte a valorizzare la formazione e un “diritto al sapere ed alla conoscenza” maggiormente agito potrebbero perequare queste differenze e permettere a chi fuoriesce dal mercato del lavoro di essere pronto a rientrarci?

“La convivenza tra ‘garantiti’ e precari coinvolge soprattutto giovani e donne, spesso con professionalità tecniche importanti ma che sono soggette a una continua trasformazione. Accanto a loro lavoratori di età più alta che usciti dai servizi ad esempio per la cessazione dell’appalto sui servizi hanno maggiori difficoltà a rientrarvi senza una qualificazione specifica. La formazione quindi, intesa come riqualificazione delle proprie competenze, allarga la possibilità di rientrare nel mondo del lavoro e d’altro canto contribuisce a percepirsi come parte di una comunità (una classe si sarebbe detto una volta) di lavoratori che devono connettersi anche attraverso l’azione del sindacato per avere maggiore peso contrattuale e maggiori opportunità”.

Orientare al lavoro è un insieme di azioni, un processo, che anche nel mondo del lavoro pubblico diviene un “aiuto alla consapevolezza”. Oggi, più di ieri, servono delle conoscenze e delle competenze non solo accademiche e settorializzate, ma riconducibili anche alle trasformazioni tecnologiche e digitali. Quale ruolo può e deve ritagliarsi il sindacato nei confronti di questo processo?

“Il ruolo che può e deve svolgere il sindacato è proprio quello di aprire canali di informazione e formazione, fare da ponte tra cittadini e lavoratori che hanno competenze di vario livello, ma che devono, ormai senza possibilità di sottrazioni, fare i conti con una competenza tecnica e digitale che è trasversale e riguarda non solo l’esercizio del lavoro ma anche talvolta l’esercizio dei propri diritti di cittadinanza. Qui come altrove il confine tra la tutela dei diritti dei lavoratori e quella dei diritti dei cittadini è sfumata e sovrapponibile. Per questo la Funzione Pubblica, assieme a strutture confederali come il SOL già da tempo ha deciso di muoversi e di utilizzare sempre più ambienti digitali per la formazione, la comunicazione, l’informazione, senza ovviamente trascurare il contatto diretto con le persone, sia sul posto di lavoro sia nelle sedi sindacali, che a livello territoriale resta importante e insostituibile”.

La Funzione Pubblica Lecce ha potenziato la sua tutela individuale attraverso una stretta collaborazione con il SOL della Cgil. Dal 2020, in concomitanza con l’avvio della pandemia, la categoria territoriale ha deciso di creare una sinergia utile per rispondere alle tante esigenze occupazionali che quotidianamente investono le sedi sindacali. Quali sono i risultati che sono stati raggiunti, nei vari settori di rappresentanza, in questi mesi di attività?

“Sono risultati importanti se si ha uno sguardo complessivo, ma ancor più significativi soprattutto in relazione a quanto accaduto nel periodo della pandemia. Risultati che hanno coinvolto il settore pubblico sotto due aspetti. Innanzitutto l’estrema pressione su tutte le professioni sanitarie con il coinvolgimento di tanti lavoratori (soprattutto operatori socio-sanitari e infermieri) assunti con contratti a termine e che hanno dovuto confrontarsi con scadenze, possibilità di stabilizzazioni o ricollocamento in altri ambiti, in un vortice di questioni di natura normativa e di politica regionale sulla sanità. Questi lavoratori appartenenti alla nostra categoria hanno trovato valido supporto nel SOL per una puntuale informazione su bandi, curriculum, domande per stabilizzazione o mobilità, per fare il punto sul proprio bagaglio di competenze e sul panorama del mercato del lavoro territoriale. Un lavoro imponente dal 2020 e che continua tutt’oggi”.

Qual è l’altro aspetto?

“L’avvento definitivo del lavoro agile o da remoto, partito come una misura di emergenza sanitaria, e che è diventato in molti posti di lavoro e soprattutto negli uffici amministrativi una modalità ordinaria di svolgimento delle attività. Il rischio che tale modalità diventi fonte di perdita di alcuni diritti in termini di orari, carichi di lavoro, conciliazione con la vita familiare, sicurezza sul lavoro e adeguatezza delle postazioni e delle dotazioni tecniche è alto e la risposta alle tante incertezze dei lavoratori è arrivata da un lato dall’inserimento di questa tipologia di lavoro nei contratti collettivi, ma in pratica, anche qui, da un sostegno alla consapevolezza delle nuove modalità di lavoro e dei diritti connessi che si è potuta mettere in atto proprio grazie alla sinergia tra FP e SOL”.