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OFFERTE DI LAVORO ESTIVE E REDDITO DI CITTADINANZA, COME È ANDATA REALMENTE

Al termine della stagione estiva è possibile fare un resoconto degli innumerevoli annunci per offerte di lavoro e della tanto sbandierata ca...


Al termine della stagione estiva è possibile fare un resoconto degli innumerevoli annunci per offerte di lavoro e della tanto sbandierata carenza di personale trattata da stampa, talk show televisivi e media in generale.

SOL CGIL, da sempre in prima linea per accoglienza e supporto delle persone disoccupate, inoccupate, sotto-occupate ha registrato esperienze di lavoro e proposte occupazionali però distanti dal “diritto al lavoro” descritto dalla nostra Carta Costituzionale e normato da leggi e CCNL di riferimento: contratti da stagisti, tirocinanti (curriculari e non) e voucheristi in tutti i settori produttivi, dall’agricoltura al turismo, dall’artigianato al commercio e via dicendo.

Spesso sono giovani o persone in condizione di fragilità o svantaggio che accedono al Mercato del Lavoro con contratti precari e lavoro povero, ma anche poco o nulla tutelato sia durante l’esperienza – in primis per salute e sicurezza nei luoghi di lavoro – che al termine per l’impossibilità di accedere agli ammortizzatori sociali come la NASPI.

Ricordiamo dalla cronaca nazionale, il giovane cuoco che lavorava 14 ore al giorno per un contributo di 200,00 al mese. Non è possibile definirlo “stipendio”!

Quest’estate si è registrato il massimo attacco alla categoria dei lavoratori e delle lavoratrici, dallo sfruttamento alle offese personali: i disoccupati sono stati definiti vagabondi, sanguisughe della società, opportunisti e anche peggio. Non è che, per caso, anni di precariato, sotto-inquadramenti e lavori poveri e scarsamente professionalizzanti hanno generato un “rifiuto” da parte dei cittadini che cercano lavoro?

Registriamo da nord a sud esperienze di assunzioni part-time a fronte di orari full time, giovani e non con esperienze lavorative e formative sotto-inquadrati in base ai livelli (già bassi) previsti dal CCNL di riferimento, poco o scarso investimento nella formazione e aggiornamento, anche per quella obbligatoria come HACCP e salute e sicurezza, compresa quella per l’utilizzo delle attrezzature pericolose come muletti e attrezzature da cantiere edile.

Troppo facile scaricare la responsabilità sugli organi di vigilanza e controllo nei luoghi di lavoro per salute e sicurezza e per le norme che regolano particolari professioni, che a loro volta sono sottodimensionati rispetto al fabbisogno territoriale e la complessità dei settori produttivi.

É necessario ripartire dai fondamentali, in particolare dai principi e valori basilari in una società che si vuol definire “civile” e che intende realizzare uno stato sociale a partire dal singolo bisogno, dalla singola persona, dall’estensione dei diritti e delle tutele individuali a quelle collettive.

Allo stesso tempo, si ravvede l’esigenza di introdurre modifiche e innovazioni nel Mercato del Lavoro che incidano positivamente per l’accesso al lavoro, in particolare servono politiche sociali e industriali in grado di garantire “…pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3 Cost.), nel rispetto dell’art. 41 della Costituzione con cui si afferma che “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana...”

La CGIL nazionale e le Camere del Lavoro territoriali sono impegnate, da sempre, sui temi della legalità, regolarità, sicurezza nei luoghi di lavoro e contrasto alla criminalità e alle mafie che trovano terreno fertile nei contesti in cui si “abbassa l’asticella” della cultura del lavoro, dei saperi, della conoscenza e dei diritti individuali e collettivi.

Solamente insieme - cittadini, parti sociali, datoriali e Istituzioni - possiamo affrontare le difficoltà sociali, economiche e occupazionali soprattutto in questo periodo storico segnato da una pandemia, da una guerra nel cuore dell’Europa e di una crisi climatica ed economica senza precedenti.

In questo momento storico milioni di italiane e italiani rischiano di entrare nel sempre più ampio e diffuso perimetro della povertà reale.

Dal punto di vista economico, sociale e collettivo, è necessario - ora più che in passato - un intervento normativo e fiscale per redistribuire equamente le risorse e il profitto delle imprese, così da “mettere a terra” uno dei principi costituzionali e mettere in sicurezza le cittadine e i cittadini che vivono, partecipano e si impegnano (lavorando, studiando o affrontando la transizione occupazionale) allo sviluppo e benessere del paese, garantendo occupazione e servizi pubblici per tutti.

Oggi più che in passato, è necessario attuare le indicazioni contenute nella nostra meravigliosa Carta Costituzionale, studiata a livello internazionale  e fondamentale per lo sviluppo normativo, il processo giuridico e le regole sulla quale si incardina il principio di giustizia sociale per governare, eliminare, contrastare le disuguaglianze e le discriminazioni individuali e collettive.