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TRANSIZIONE GENERAZIONALE E TRASMISSIONE COMPETENZE TRA PENSIONAMENTI E ACCESSO AL MERCATO DEL LAVORO

La pensione, un’aspettativa? Si, ma per tanti un miraggio! Attualmente giovani e non solo, con contratti da dipendenti a tempo determinato, ...




La pensione, un’aspettativa? Si, ma per tanti un miraggio!

Attualmente giovani e non solo, con contratti da dipendenti a tempo determinato, indeterminato, a chiamata, ma anche autonomi, collaboratori e Partite IVA, hanno difficoltà a comprendere, nel rispetto dei tempi di vita, cosa il futuro riserverà loro in materia di lavoro e pensionamento; e viste le riforme, le modifiche e le integrazioni normative e procedurali a cui il Governo e l’INPS ci hanno abituato negli ultimi decenni, ne hanno ben donde.

Le principali difficoltà esplicitate dalle persone che si confrontano con i sindacalisti dell’orientamento al mercato del lavoro sulla loro condizione si fonda sulle caratteristiche del lavoro povero, precario, intermittente, poco professionalizzante e privo della valorizzazione delle competenze possedute.

A queste si aggiungono le criticità generate dal mercato del lavoro che produce difficoltà di accesso ma anche di uscita o espulsione dai contesti di lavoro, per cui può accadere di sentirsi giovani per la pensione e vecchi per un’occupazione.

La realtà contributiva dei giovani è critica sia per i tempi di accesso, tardivi rispetto alle precedenti generazioni di lavoratori e lavoratrici, che per la discontinuità dei versamenti causati da contratti di breve periodo.

Per gli over 50/55 i problemi della contribuzione riguardano la comunicazione dell’azienda degli esuberi, della cessazione totale o parziale dell’azienda, la conseguenza di malattie lunghe o invalidanti, ma anche i postumi degli infortuni e delle malattie professionali scarsamente riconosciute, soprattutto nel breve periodo.

La professionalità e la competenza dei patronati e dei servizi confederali consentono alle persone che accedono alla CGIL di avviare procedure di tutela individuale, quando ricorrono le condizioni anche collettive, per avanzare richieste per la certificazione dell’invalidità civile, per infortuni e malattie professionali, per il recupero dei periodi contributivi ma anche per il versamento volontario nei casi previsti dalle vigenti normative (studio, integrazione per part time o periodi di aspettativa non retribuita, ecc..)

In questo periodo storico, caratterizzato da emergenza sanitaria, guerra in Ucraina e criticità tra opportunità occupazionali in settori fondamentali per il nostro Paese (turismo, commercio e produzione) e disoccupazione giovanile e femminile, in primis, occorrerebbe mettere al centro azioni di continuità generazionale e formativa.

In Italia, si sono succedute esperienze territoriali – soprattutto collegate all’autonomia regionale per istruzione e lavoro – che potrebbero essere replicate: formazione professionalizzante per un lavoro di qualità, passerella generazionale finalizzata alla transizione e all’aggiornamento delle competenze nell’impresa che occupa un lavoratore senior (esperto) e un giovane che possiede le conoscenze teoriche (anche pratiche) da scuola-formazione. Entrambi potrebbero accogliere positivamente un orario ridotto per un periodo limitato ad un biennio, fatto salvo contrattazioni aziendali che migliorino le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori.

A queste si connettono esperienze e norme che potrebbero favorire l’accesso al mercato del lavoro dei giovani, ad esempio ampliando, valorizzando e migliorando le condizioni previste dai contratti di apprendistato in particolare per il secondo (professionalizzante) e terzo livello (alta formazione e ricerca) ma anche per il sistema Duale che prevede l’attivazione del primo livello di apprendistato finalizzato al conseguimento della qualifica professionale per coloro che hanno interrotto gli studi.

Valutare se offrire una proposta alternativa (ad esempio assunzione con contratto di apprendistato in Duale) ai giovani ed alle giovani in età scolare, che hanno abbandonato gli studi, soprattutto per coloro che non hanno raggiunto una qualifica professionale nel periodo di obbligo formativo; ciò consentirebbe di elevare le competenze per il singolo, di innalzare i tassi di istruzione nazionali e di favorire l’innovazione nelle imprese che assumo “giovani impegnati nell’acquisire conoscenze e in-formazione”

In tutte le fasi di vita e di transizione occupazionale delle persone devono essere promosse iniziative di formazione continua e permanente garantita e monitorata da servizi pubblici, ad esempio CpI ed Enti di formazione accreditati a livello regionale, per aggiornare, riqualificare e favorire la ricollocazione o il pensionamento delle cittadine e dei cittadini, italiani e stranieri.

Da tempo, in particolare da dicembre 2021, in tutta Europa ci si confronta, su analisi e studi di due temi strettamente connessi: salario minimo e pensione per tutti.

Su entrambi i temi ci sono visioni e sperimentazioni differenti tra i Paesi UE ma anche all’interno degli stessi, alcune esperienze potrebbero diventare politiche e misure diffuse.

Da un lato, citiamo i passi avanti del Governo spagnolo che, il 28 dicembre 2021 ha recepito con un decreto del Re un accordo che ha sottoscritto a seguito del lungo negoziato con le organizzazioni sindacali e imprenditoriali per la stesura della riforma del mercato del lavoro; dall’altro il profuso impegno per la negoziazione tra le istituzioni europee (Commissione, Consiglio e Parlamento) nella definizione di una proposta sul tema del salario minimo.

In un’intervista la presidente della Commissione europea Von der Leyen ha precisato che “Le nuove regole tuteleranno la dignità del lavoro e faranno in modo che il lavoro paghi":

Attendiamo fiduciosi l’esito dei lavori e la norma varata dal Parlamento Europeo che troverà applicazione in ciascun Paese membro con la partecipazione e il confronto con le organizzazioni sindacali e imprenditoriali: per l’Italia, la CGIL è pronta e già in campo!

I sindacalisti dell’orientamento al mercato del lavoro della CGIL sono attenti e pronti per l’ascolto e il confronto con tutti coloro che nella rete interna ed esterna all’organizzazione sono impegnati sui temi dell’innovazione, sostenibilità, occupazione, competenze e professionalità.