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POLITICHE ATTIVE E PASSIVE, IL PUNTO DI VISTA SOL CGIL

L’obiettivo principale delle politiche attive è finalizzato all’inserimento o reinserimento del disoccupato nel mondo del lavoro. Il potenzi...


L’obiettivo principale delle politiche attive è finalizzato all’inserimento o reinserimento del disoccupato nel mondo del lavoro. Il potenziamento delle politiche attive del lavoro passa ora attraverso due nuovi strumenti: rafforzamento della rete dei servizi del lavoro e GOL. Le politiche passive, invece, hanno lo scopo di fornire un sostegno al reddito, cioè un beneficio di natura economica.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) utilizzando le risorse messe a disposizione dall’Europa con Next Generation EU permetterà all’Italia di poter investire oltre 6,6 miliardi – entro il 2026 – sulle politiche attive del lavoro.

Il PNRR rispetto a una soluzione strategica del tema della disoccupazione e dell’inoccupazione nel nostro Paese mira ad una riforma del sistema nella quale il programma di Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori (GOL) funge da perno per un piano di politiche attive del lavoro che mira a coinvolgere 3 milioni di beneficiari. Questo programma potrà realizzarsi in modo efficace solo se si attuerà, quanto prima, il piano straordinario di rafforzamento dei centri per l’impiego e se prevarrà una logica integrata con il Piano Strategico nazionale sulle Nuove Competenze (PCN).

GOL rappresenta un nuovo strumento di politica attiva che mira ad intervenire personalizzando i percorsi sulla base delle caratteristiche dei disoccupati e dei lavoratori in Cassa Integrazione Guadagni(CIG). La platea dei disoccupati comprende Neet, disabili, donne svantaggiate, over 55, i disoccupati di lunga durata e coloro che beneficiano del reddito di cittadinanza, della naspi, Dis-coll e i lavoratori poveri.

Trattasi di attività di orientamento e accompagnamento al lavoro per chi è facilmente occupabile, di attività formative per coloro che necessitano di aggiornamento (upskilling) o di riqualificazione (reskilling) per avvicinarlo/a alle richieste del mercato del lavoro.

Ruolo fondamentale lo svolgeranno i Centri per l'Impiego anche nell’ottica di inquadrate nel previsto PNC avendo come obiettivo di innalzare sia le competenze digitali che promuovere l’apprendimento lungo l’arco della vita (lifelong learning).

Riteniamo decisivo nel confronto sulle politiche attive che ci sia un aggancio alla riforma degli ammortizzatori sociali e che queste si integrino al sistema di istruzione e formazione. Inoltre le migliori politiche attive, gli strumenti e le risorse che si metteranno in campo non saranno loro a determinare una crescita di richieste di lavoratori e di offerte di lavoro stabili. É necessario che ci siano politiche ed interventi affinché si concretizzi una connessione tra offerta e domanda di lavoro. Questo è ciò che vediamo dal nostro punto di osservazione come SOL CGIL: la discrasia nell’incontro domanda/offerta che si ripercuote sulle tante persone che incontriamo e che sono alla ricerca di lavoro; oggigiorno, uomini e donne con un curriculum super specialistico o con bassa scolarizzazione e formazione sono quelli ad avere le difficoltà maggiori.

È con la crisi pandemica che si è riportato in evidenza ed è diventato tema di discussione la riforma delle politiche passive, degli ammortizzatori sociali.

Le politiche attive e la riforma degli ammortizzatori sociali non devono essere due linee parallele: insieme possono rappresentare un sistema, nel quale servono da un lato investimenti per creare buona occupazione e dall’altro ammortizzatori sociali che rendano questo sistema universale e inclusivo, soprattutto in un mercato del lavoro caratterizzato sempre di più da transizioni e dalla discontinuità lavorativa.

L’allarme che la CGIL ha lanciato già dallo sciopero generale di dicembre scorso è che la possibile ripresa sarà caratterizzata soprattutto da lavoro povero: part-time involontari, tempi determinati, lavoro autonomo e occasionale, per non parlare del sommerso. Inoltre il tirocinio extracurriculare sarà utilizzato impropriamente, ma lo è già da tempo tranne durante pandemia, come rapporto di lavoro e non come deve essere una esperienza formativa in un ambiente di lavoro per l’accrescimento di competenze e conoscenze. Il tirocinio non è un rapporto di lavoro ma viene utilizzato come tale ma senza i diritti di un lavoratore. Quindi la preoccupazione nasce perché non si prospetta un futuro con lavoro stabile ma precario, povero, che non permetterà alle molte persone e alle famiglie di potersi riprendere economicamente.

C’è da tener conto che gli ultimi i dati Istat leggiamo che da ottobre 2020 ad ottobre 2021, quindi nell’arco dei dodici mesi, l’occupazione è in crescita ma mentre l’occupazione a tempo indeterminato cresce con +0,9% , quella con contratti a temine è +14,3%, per cui quasi 16 volte in più del tempo indeterminato e poi gli autonomi diminuiscono -2,6% pari a -132mila. Sempre su base annua i tassi di occupazione per gli uomini aumenta di 1,5 % mentre per le donne è 1%, donne e giovani sono i più penalizzati dal mercato del lavoro.

Questo quadro rafforza le richieste e le previsioni che la CGIL fa da tempo, cioè che solo a fronte di ingenti investimenti pubblici e privati (nel green, nei settori pubblici, nei beni culturali, nelle infrastrutture, nella ricerca..) può accrescere il lavoro stabile, sicuro e dignitoso. Incentivare questi investimenti è la strada che può condurre a far crescere la buona e sana occupazione.

Tutto ciò anche al fine di favorire una crescita per il nostro Paese, di cambiare concretamente la condizione dei lavoratori e delle lavoratrici e di avere una prospettiva di un futuro lavorativo per i giovani.

A proposito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la segretaria confederale CGIL Tania Scacchetti, con delega anche al Mercato del Lavoro, in una intervista ha dichiarato in merito alla Missione 5 del PNRR dedicata alle politiche attive del lavoro: "l’assenza di un qualsiasi riferimento all’obiettivo della piena e buona occupazione e la mancanza di un discorso sulla revisione delle tante tipologie contrattuali del mercato del lavoro. Il rischio evidente è una ripresa senza occupazione” .