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DIRITTO SOGGETTIVO, COLLETTIVO E SVILUPPO DELLE COMPETENZE

Il diritto di protezione del singolo lavoratore e dei cittadini deve essere al centro delle politiche nazionali e territoriali al pari dell’...


Il diritto di protezione del singolo lavoratore e dei cittadini deve essere al centro delle politiche nazionali e territoriali al pari dell’esigenza e della necessità del mercato del lavoro che oscilla, si muove, si blocca e riparte sia per il momento storico che per il decennio di crisi economica mondiale a cui si è aggiunta la pandemia.

Da sempre, in tutti i paesi, esistono fragilità sociali ed economiche che pongono i cittadini in condizioni differenti, gli uni dagli altri, fino a giungere a condizioni di discriminazione, difficoltà e povertà: il Welfare State (Stato sociale) nasce proprio con lo scopo di colmare le lacune che si generano all’interno di un paese.

La prima esperienza, in Inghilterra, risale ai tempi della prima Rivoluzione industriale per assistere l’esodo di massa dei diseredati che abbandonavano le campagne per fornire manodopera alle fabbriche.

Nel tempo ed il susseguirsi di periodiche crisi economiche – le cui conseguenze dirette sono disoccupazione ed emarginazione sociale – sono stati approntati diversi modelli, passando da approcci universalistici a quelli su misura del singolo individuo.

Riteniamo che in Italia si debba puntare sull’espansione dei diritti collettivi ed universali sia per la diffusione della conoscenza che per la tutela del lavoro e dei lavoratori.

Rischiamo di eccedere nella privatizzazione dei servizi e nella diffusione di procedure che limitano l’intervento pubblico a favore del privato seppur normati da autorizzazioni, accreditamenti ed appalti.

Fino ad oggi, la dicotomia più nota è quella tra politiche passive e politiche attive.

Le prime puntano a contrastare la disoccupazione e i disagi ad essa connessi predisponendo misure di supporto come il sostegno al reddito.

Le seconde si articolano lungo le quattro direttrici indicate prima nell'Agenda di Lisbona e poi nella Strategia Europea per l'Occupazione (SEO):

1. Occupabilità: migliorare le capacità di un individuo di inserirsi nel mercato del lavoro.

2. Adattabilità: aggiornare conoscenze individuali per renderle compatibili con esigenze del mercato.

3. Imprenditorialità: sviluppare qualità imprenditoriali contribuendo all'autoimpiego.

4. Pari opportunità: favorire politiche di parità per elevare tassi di occupabilità femminile.

Gli strumenti per realizzare questi obiettivi sono: la formazione, la riqualificazione, gli strumenti di orientamento, PCTO – Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (ex ASL - Alternanza Scuola Lavoro), i tirocini e le work experiences.

Il contributo che SOL CGIL, con i suoi sindacalisti dell'Orientamento al mercato del Lavoro, intende dare alla discussione è frutto di anni di esperienza sui territori nell'accoglienza dei disoccupati, dei rapporti con CPI e gli altri servizi pubblici e privati. Inoltre, è strettamente legato al contesto conseguente alla pandemia in cui le risorse europee di FNC e PNRR assieme alle norme nazionali giocheranno un ruolo chiave nel sostegno alla formazione, alla riqualificazione e all'occupabilità delle persone così come all'accrescimento delle proprie competenze.

In base alla nostra esperienza occorre valorizzare e non disperdere il sapere, l’esperienza professionale, personale ed acquisizione di conoscenze in tutti i contesti in cui una persona vive ed è impegnata anche a livello sociale e di volontariato.

Per questo è fondamentale la valorizzazione, il riconoscimento e la certificazione delle competenze a qualunque titolo acquisite e che possono rappresentare un valore aggiunto per il mercato del lavoro e per le imprese che intendono investire sui propri dipendenti e nella ricerca di lavoratrici e lavoratori.

Fondamentale in questa fase l’impegno dei soggetti pubblici per sviluppare azioni e servizi innovativi, di qualità e professionali per orientare e supportare i disoccupati che beneficiano delle politiche attive (sostegni, formazione, ecc…) o di coloro che, a causa dello sblocco dei licenziamenti, saranno presi in carico nel prossimo futuro.

Come sindacalisti del mercato del lavoro, sosteniamo lo studio - di ogni ordine, grado e tipologia – quale opportunità Costituzionale riconosciuta ai cittadini e alle cittadine come diritto soggettivo, collettivo e professionale.

Diritto esigibile attivando il sistema – a regia pubblica - che prende in carico la persona, il suo fabbisogno formativo, le esigenze aziendali, la possibilità di certificare e formalizzare le competenze nel Libretto formativo del cittadino previsto dal D. Lgs. 276/2003 affidato ai CpI per competenza professionale ed istituzionale nell’incontro domanda/offerta di lavoro.