Il tema è il Lavoro , con quell’articolo determinativo che vuol tenere dentro aspirazioni, emancipazione, benessere, diritti, ma soprattutto...
In questi giorni di grande polemica da parte di alcuni imprenditori e associazioni datoriali, oltre che i politici, nei confronti di persone percettori di reddito di cittadinanza che rifiuterebbero un posto di lavoro, noi domandiamo: di quale lavoro si tratta? Quale la retribuzione? Quale contratto? Quali diritti?
La nostra esperienza sul campo ci ha messo di fronte una realtà triste. Il lavoro proposto è a volte povero, senza contratto, magari un tirocinio il cui importo a seconda della regione può variare dalle 300 alle 800 euro, con orari ben al di sopra delle ore previste dal CCNL, che non valorizza le competenze del lavoratore, né è una opportunità di crescita professionale e personale, una esperienza nella più totale precarietà senza diritti e senza tutele.
Ciò nonostante, giovani, cittadini, lavoratori che si rivolgono al SOL CGIL hanno una timida fiducia che da questa situazione se ne uscirà . Sentono parlare del PNRR, di risorse comunitarie che arriveranno all’Italia, del rilancio delle politiche attive del lavoro, del potenziamento dei centri per l’impiego e ci chiedono cosa ne pensiamo, cosa accadrà realmente, quanti nuovi posti di lavoro saranno creati e quel che farà la CGIL.
È chiaro che la CGIL sostiene tutti i lavoratori e tutti coloro che il lavoro lo cercano, con una presenza capillare nei territori, affinché siano rispettati il diritto al lavoro e di cittadinanza per tutti, il lavoro retribuito, tutelato, dignitoso e di qualità .
Il PNRR contiene in merito al tema lavoro (Missione 5) alcuni obiettivi positivi e condivisibili come idea di puntare sulla crescita dell’occupazione, soprattutto quella delle donne e dei giovani, come alla riduzione del divario ancora esistente tra il Nord e il Sud del paese. Rafforzare e migliorare il sistema dei servizi pubblici dell’impiego e creare reti con soggetti privati e la formazione come rafforzamento delle competenze a garanzia di occupabilità per i lavoratori.
Di contro però siamo perplessi per l’assenza di un qualsiasi riferimento all’obiettivo della piena e buona occupazione, di un intervento sul mercato del lavoro che aggredisca tutte le forme di precarietà e la mancanza di indicazioni sulla revisione delle tante tipologie contrattuali. La riforma delle politiche attive, inoltre, deve essere accompagnata dalla riforma degli ammortizzatori sociali e dalla centralità della formazione che dovrà essere certificata e spendibile dai lavoratori, come diritto soggettivo e di cittadinanza.