Per la CGIL, oggi, il Lavoro con la “L” maiuscola significa lavoro retribuito, dignitoso, rispettoso dei Contratti Collettivi Nazionali de...
Per la CGIL, oggi, il Lavoro con la “L” maiuscola significa lavoro retribuito, dignitoso, rispettoso dei Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro (CCNL), dei diritti fondamentali e che tuteli la salute e la vita di lavoratrici e lavoratori. Questo ideale di lavoro deve essere accessibile sia ai giovani sia a chi, a un’età più avanzata, si trova ad affrontare la disoccupazione.
L’assenza di una visione centrale sui temi del lavoro, delle politiche industriali e degli investimenti per il rilancio del settore è uno dei motivi per cui lavoratori, giovani e pensionati sono preoccupati per il proprio futuro e per quello del Paese. In particolare, la recente manovra di Bilancio presentata dal governo non risponde a queste esigenze fondamentali.
Un esempio emblematico riguarda gli incentivi per i neoassunti disposti a trasferirsi a oltre 100 chilometri dalla propria residenza. Questa misura sottolinea il problema cronico della disparità di opportunità tra nord e sud: molti giovani altamente qualificati provenienti dal centro-sud e dalle isole trovano lavoro solo nelle grandi città o nel nord industrializzato.
Lo slogan del governo rimane invariato: la manovra si concentra sulla riduzione della pressione fiscale e sul sostegno ai redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Tuttavia, sappiamo bene che i bonus isolati non sono sufficienti per cambiare la situazione economica di famiglie e lavoratori. Anche la "Carta per i neonati" (un contributo di 1.000 euro alle famiglie) non potrà modificare il trend negativo della natalità: le coppie hanno bisogno di ben altre misure strutturali.
La manovra prevede inoltre una riduzione del 5% delle spese per tutti i ministeri. Ma quali criteri e analisi giustificano questo taglio uniforme? Se è giusto eliminare gli sprechi, occorre farlo in modo mirato. Un taglio indiscriminato, senza priorità come nella sanità e nell’istruzione, suggerisce un governo che non mette al centro il benessere e il futuro dei cittadini.
Anche il DDL Collegato Lavoro, che dovrebbe migliorare dignità e qualità del lavoro per giovani, donne e NEET, in realtà aumenta precarietà e flessibilità, liberalizzando contratti brevi e a basso salario. Questo provvedimento non risponde alle esigenze di chi è impiegato in part-time involontari, contratti a termine, lavoro stagionale, né tutela i lavoratori autonomi o affronta problemi come il lavoro nero e irregolare.
La CGIL si è inoltre impegnata nella raccolta di firme per chiedere l’abrogazione della legge Calderoli sull’autonomia differenziata. Riteniamo che questa misura accentui le disuguaglianze territoriali, rischiando di aggravare le tensioni sociali già presenti in Italia.
L’Organizzazione, insieme alla Struttura di Orientamento al Lavoro SOL CGIL, resta in prima linea per difendere la dignità e la qualità del lavoro, temi che oggi non sono al centro delle politiche governative. Le manifestazioni nazionali del 18 e 19 ottobre, con i metalmeccanici e i settori pubblici in piazza, hanno ribadito la necessità di difendere i contratti e i posti di lavoro.
Si protesta contro le politiche fiscali inique che penalizzano pensionati e lavoratori dipendenti, i tagli alla sanità, la mancata approvazione della legge sul salario minimo, l’aumento della precarietà e della povertà, la stagnazione dei salari e l’assenza di politiche industriali nazionali indispensabili per affrontare la transizione digitale, energetica ed ecologica.