Page Nav

HIDE

Grid

GRID_STYLE

Right Sidebar

TO-RIGHT

Classic Header

{fbt_classic_header}

Top Ad

In evidenza

latest
//

GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE, RIFLESSIONI...

Come ogni anno celebriamo la giornata internazionale contro la violenza sulle donne che, ricordiamo, è stata istituita dall'Onu nel 1999...



Come ogni anno celebriamo la giornata internazionale contro la violenza sulle donne che, ricordiamo, è stata istituita dall'Onu nel 1999, in memoria delle sorelle Mirabal: tre donne, deportate, violentate e uccise nella Repubblica Dominicana il 25 novembre 1960.

Cosa è cambiato da allora?

La nostra riflessione si spinge oltre al fenomeno, fisico e psicologico che può provoca la violenza sulle donne e i femminicidi che quotidianamente movimentano il contatore nazionale, internazionale e mondiale.

Come SOL CGIL spesso entriamo in contatto con la dura realtà vissuta dalle persone che cercano, vogliono o devono cambiare lavoro e si trovano a vivere esperienze oppure ricevono richieste, dirette e non, distanti dai principi di libertà, autonomia, autoderminazione femminile e femminista, alle quali non viene neppure garantito il rispetto del genere e delle pari opportunità.

A titolo di esempio ricordiamo la differenza salariale, a livello europeo ma sopratutto in Italia, che colpisce le donne con retribuzioni mediamente più basse del 26,5% dei colleghi uomini, a parità di orario e mansione. Nei colloqui o nei percorsi lavorativi viene “proposto” un orario ridotto c.d. part-time involontario, soprattutto quando rientrano dalla maternità o dai periodi di aspettativa per prendersi cura di un familiare disabile.

Gli esempi sono infiniti ma ci preme soffermarci sull’impossibilità di sviluppare carriere, migliorare la propria professionalità e sviluppare percorsi di carriera da parte delle donne e, spesso, persone in transizione di genere alle quali il mondo del lavoro (imprenditori e colleghi) limitano il diritto di accesso e pari opportunità nell’azienda, pubblica e privata.

Era già in atto un cambiamento dovuto all’esperienza ventennale basata su narrazioni individualistiche, volute da una parte della politica e della cultura che hanno spinto sulla divisione tra le persone, anziché favorire il rispetto, la solidarietà e l’inclusione sociale.

Su queste basi culturali le proiezioni delle persone sono mutate, ancor di più per le ultime generazioni nate e cresciute competitive, individualiste, meno solidali e con scarsa capacità di analisi critica.

Durante la pandemia si è reso necessario un lungo periodo di “distanziamento” per garantire la tutela costituzionale della salute dei cittadini, al contempo si diffuse abitudini antisociali come l’isolamento, la violenza, uso e abuso di alcol e sostanze stupefacenti, con conseguenze sociali negative a partire dalla capacità di confronto “tra persone”. 

I fenomeni di violenza domestica nel periodo pandemico sono aumentati, a conferma del fatto che gli aggressori sono più vicini e conosciuti dalle vittime, rispetto a quanto si pensa.


Sono cambiati la società e il modo di vivere, pensare e reagire da parte delle persone che, spesso, non sono in grado di accogliere, ascoltare il pensiero e la presenza dell’altro/a. 

Gli stereotipi e il ritorno del patriarcato stanno causando l’inversione di tendenza che negli anni aveva generato cultura, modi di vivere e legislazione per una società fondata su diritti.

Oggi non è più così e lo confermano le misure approvate dal Governo Italiano che non sostengono l’occupazione e l’imprenditoria femminile se non quella giovanile, nessuna politica di condivisione per la cura e la crescita dei figli o dei familiari disabili.

Dal nostro punto di vista sono fondamentali azioni a supporto delle politiche di genere e per liberare le donne dalla subalternità economica di compagni e mariti, sostegni alla partecipazione sociale e lavorativa, sviluppo delle carriere professionali e garantir loro autostima e autodeterminazione.

Sarà importante analizzare i dati del monitoraggio annuale rispetto al ”Sistema nazionale di certificazione della parità di genere”, che è l’intervento previsto nel PNRR con lo scopo di accompagnare le imprese nella riduzione dei divari di genere in tutte le aree più critiche per la crescita professionale delle donne.

L’attuazione sarà curata dalle aziende, mentre l’intervento è affidato al Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri che dal 2022 ne regolamenta tempi e realizzazione https://certificazione.pariopportunita.gov.it/public/home



A cosa serve la certificazione di genere?

La finalità del Sistema di certificazione della parità di genere alle imprese è quella di favorire l’adozione di politiche per la parità di genere e per l’empowerment femminile a livello aziendale e quindi di migliorare la possibilità per le donne di accedere al mercato del lavoro, di leadership e di armonizzazione dei tempi vita.


Qual’è l’articolazione del progetto?

Il progetto prevede i seguenti componenti: 

- parametri minimi per l’ottenimento della certificazione della parità di genere 

- supporto alle piccole e medie imprese e micro-imprese per ottenere la certificazione 

- sistema informativo sulla certificazione 

- incentivi per le imprese.



Qual’è l’ultima novità in merito?

Il 6 novembre 2023 è stato pubblicato l’avviso che definisce i criteri e le modalità per la concessione dei contributi alle micro, piccole e medie imprese per l’ottenimento della certificazione della parità di genere.
Come SOL CGIL saremo vigili e attenti alla valutazione dal punto di vista delle opportunità occupazionali regolari, sicure a favore delle donne, dei giovani e degli immigrati, che favoriscano lo sviluppo professionale e formativo.

Proseguiamo con la nostra attività di ascolto e di orientamento di coloro che sono impegnati nella ricerca di opportunità perché vogliono accedere o ri-entrare nel mondo del lavoro - spesso giovani, donne e persone in transizione occupazionale e come SOL CGIL veniamo a conoscenza di colloqui di lavoro che le donne raccontano come indagini alla sfera familiare, esistenza o desiderio di avere figli, presenza di anziani e/o disabili da accudire mentre ai candidati maschi non risulta che vengono rivolte medesime domande che valutiamo pericolose culturalmente e discriminanti per le persone che le subiscono.