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LAVORO GIOVANILE NEL TURISMO: I GIOVANI NON HANNO VOGLIA DI LAVORARE? VI SBAGLIATE!

I giovani non hanno voglia di lavorare? Vi sbagliate! Smaniano di lavorare, ma a quali condizioni? Siamo spesso circondati da articoli di gi...


I giovani non hanno voglia di lavorare? Vi sbagliate! Smaniano di lavorare, ma a quali condizioni?

Siamo spesso circondati da articoli di giornale e da notizie date alla televisione in cui si afferma che gli imprenditori non riescono a trovare lavoratori e lavoratrici, soprattutto nel settore del turismo e della ristorazione. In questa situazione forte è la retorica per cui “i giovani non hanno voglia di lavorare”. Ecco, noi eravamo convinti del contrario, e a Macerata abbiamo voluto dimostrarlo.

FILCAMS, NIDIL e SOL della CGIL di Macerata, grazie alla collaborazione di un gruppo di giovani studenti, hanno deciso di portare avanti un’inchiesta sul lavoro giovanile nel settore dei turismo.

Nel dettaglio un insieme di studenti e studentesse in cerca di un’occupazione hanno sostenuto decine e decine di contatti telefonici, rispondendo agli annunci di lavoro e ponendo in tutti i casi le stesse domande riguardanti il tipo di contratto, l’orario di lavoro, la mansione e la paga. Si trattava principalmente di pubblici esercizi (ristoranti, bar, stabilimenti balneari, pizzerie, ecc…), e le mansioni richieste più frequentemente erano quelle di personale di sala, barista e banconista, cameriere, ma anche di fattorino o animatore.

I risultati - purtroppo - non hanno deluso le aspettative, rivelando un quadro molto diverso da quella che è la narrazione circa i giovani e l’occupazione, che oggi siamo abituati a sentire. I colloqui telefonici hanno restituito l’immagine di datori e datrici di lavoro poco propensi a dare informazioni generali per via telefonica, nonché la percezione di essere essi stessi a ricevere una cortesia nel poter forse avere un impiego, che però nella quasi totalità dei casi si poneva sotto la soglia minima di dignità lavorativa, poiché non si trattava di offerte lavorative inquadrate all’interno dei CCNL di settore.

Infatti, in un solo caso la risposta circa la paga ha avuto come riferimento il Contratto Collettivo Nazionale di categoria. In linea generale, invece le risposte sono variate dal “non possiamo dare queste informazioni telefonicamente”, a “ti paghiamo in base a quanto sei bravo/a” oppure “più hai voglia di lavorare più ti paghiamo”; nel caso in cui venivano fornite cifre queste oscillavano tra i 6 e i 10 euro orari senza specificare tra paga lorda o netta e comunque comprensiva di TFR, della 13ma, della 14ma e di tutti gli elementi indiretti e differiti della retribuzione.

E la situazione non migliora parlando di orari di lavoro o tipologia di contratto.

Nel primo caso, frequentemente l’impegno richiesto era dell’intera settimana e senza alcun giorno di riposo, in alcuni casi anche richiedendo il doppio turno, o comunque non potendo fissare un orario preciso di fine turno poiché dipendente dall’afflusso dei consumatori nel corso della giornata. Nel secondo caso, le tipologie di contratto più diffuse erano i contratti a chiamata (nonostante l’impegno fisso concordato), in casi meno frequenti l’apprendistato stagionale o il contratto determinato. In un caso, è stato richiesto anche di diventare membri di un’associazione, il che presuppone di fatto una condizione di lavoro del tutto irregolare.

Tra le prime domande poste dai datori di lavoro, quella se a parlare fosse uno studente o una persona adulta, il che ci fa sorgere il legittimo dubbio di un eventuale cambio di atteggiamento nei confronti di una persona ancora in formazione, ancora inesperta sui contratti di lavoro e più facilmente sfruttabile. Fortunatamente poco riscontrata, ma comunque minimamente presente, la problematica legata al genere. In un caso, infatti, è stata ritenuta inopportuna la candidatura come fattorina per via dell’impossibilità a guidare la moto visto il peso della stessa.

Questo pone come fondamentale l’avere sin da subito una formazione circa le tipologie contrattuali, le condizioni di lavoro e le regolamentazioni del proprio settore di interesse. Conoscere i propri diritti, infatti, permette di discernere con precisione e consapevolezza le richieste ragionevoli da quelle che tali non sono e permette di vivere il lavoro non solo come dovere, ma anche fonte di diritti. In questo, l’attività di orientamento al mercato del lavoro che il NIdiL e il SOL della CGIL di Macerata stanno svolgendo presso l’università del capoluogo marchigiano, e in generale la presenza dello servizio in tutta la provincia, è essenziale poiché svolge una funzione preventiva nei confronti dello sfruttamento lavorativo e aumenta la consapevolezza in chi è alla ricerca di un primo impiego o si trova a rivedere la propria occupazione.

Sono quindi i giovani che non vogliono lavorare?

Noi crediamo di no, e i fatti ce ne danno un’idea piuttosto chiara. Piuttosto, ci troviamo di fronte a ragazze e ragazzi che smaniano di lavorare, ma che vogliono farlo con la dignità che ad ogni persona dovrebbe essere garantita, e senza piegarsi a soprusi e condizioni di sfruttamento celate sotto l’abusata parola di “gavetta”.