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ESPERIENZA SUL CAMPO ... DALLA CONFISCA ALLA LEGALITÀ

Ci sono esperienze che ti arricchiscono, ti cambiano la vita e altre ancora che sono una conferma del fatto che stai facendo la cosa giusta,...



Ci sono esperienze che ti arricchiscono, ti cambiano la vita e altre ancora che sono una conferma del fatto che stai facendo la cosa giusta, che vale la pena di impiegare tempo ed energia in nome di valori imprescindibili come l’amore per la verità, la volontà che giustizia sociale, giustizia ambientale, inclusione, tolleranza siano i pilastri di un mondo migliore di quello che stiamo vivendo. I campi di "E!State Liberi!", campi di impegno e formazione sui beni confiscati alle mafie, rappresentano una grande opportunità non solo peri ragazzi ma per tutti i cittadini che sentono il bisogno di impegnarsi in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. Partecipare ad una di queste esperienze risponde in pieno all’interrogativo che ci si pone rispetto ad un tema che sembra così insormontabile come il contrasto alle mafie: “ che cosa posso fare io?”. Dedicare una settimana del proprio tempo libero per conoscere realtà territoriali nuove, stare a stretto contatto con i referenti Libera del territorio, gli operatori delle cooperative, conoscere le storie delle vittime innocenti di mafia raccontate dai parenti, ascoltare le storie di chi chi si è ribellato alle vessazione del potere mafioso scegliendo di denunciare, sono tutte esperienze che toccano nel profondo.

Grazie allo SPI CGIL RIMINI poche settimane fa ho avuto l’opportunità di trascorrere una settimana a Pugliano di Teano (CE), ospite della Coop. Sociale la Strada, sul bene confiscato "Antonio Landieri".

Antonio era un ragazzo poco più che ventenne, diversamente abile, costretto su una carrozzina ed impossibilitato a camminare; era al bar insieme a un gruppo di amici a Scampia (NA), e si è trovato nel mezzo di un agguato camorristico da cui non è riuscito a scampare. Gli esecutori dell’agguato avevano commesso uno errore di scambio di persone e nel compiere la loro folle esecuzione hanno tolto la vita ad un ragazzo innocente. Chi ha impugnato le armi aveva poco più della stessa età di Antonio. Grazie alla Cooperativa La Strada la memoria di Antonio è onorata giorno dopo giorno; la sua persona e la terra meravigliosa che gli ha dato la vita sono diventate un crocevia di ragazze e ragazzi, adulti, pensionati, gruppi scout che investono il loro tempo ed energie per non dimenticare e dare una lezione a chi crede che con la violenza si possa distruggere la dignità, la forza e le potenzialità di un popolo che pur se ferito, privato di alcuni dei suoi figli, non si arrende ma reagisce. A "Casa Miché", (nome dato all’abitazione che fa parte dei beni confiscati e sorge sugli stessi terreni) ho avuto la possibilità di conoscere e lavorare fianco a fianco con donne e uomini che grazie alla cooperativa la Strada hanno intrapreso un percorso di reinserimento lavorativo; i loro volti, le loro fragilità, la loro voglia di riscatto sono un esempio di quanto le potenzialità di ogni essere umano siano infinite; Rosa, Antonio, Edoardo, Giuseppe sono la testimonianza viva che ogni essere umano è una risorsa per l’altro. In una società che ci vuole perfettamente rispondenti a dei canoni imposti per convenzione, ho sperimentato che accogliere le fragilità altrui e mettere a nudo le proprie non solo unisce ma è terapeutico. 

Ho ricevuto molto più di ciò che ho dato durante questo viaggio. Trascorrere giornate di lavoro e formazione insieme ad adolescenti tra i 14 e 17 anni, 41 ragazzi minorenni per l’esattezza, provenienti da diverse regioni d’Italia, ha rafforzato l’idea che il mondo adulto ha dei forti preconcetti nei confronti delle giovani generazioni; la capacità di riflessione, l’ascolto, l’empatia dimostrata da questi ragazzi è semplicemente disarmante; li ho visti fare lavori faticosi con il sorriso sulle labbra, li ho visti e sentiti piangere ascoltando le testimonianze di chi li ha affiancati durante un’intera settimana di lavoro e poi durante i momenti di restituzione e confronto ha raccontato la propria vicenda. Li ho sentiti manifestare la propria stima nei confronti di chi si è opposto alle ingiustizie perpetrate dalle mafie nella propria terra ma soprattutto li ho ascoltati mentre mi dicevano che avrebbero raccontato ai propri amici e familiari l’esperienza che hanno vissuto. Una settimana di campi di formazione e impegno non rappresenta un punto d’arrivo ma bensì quello da partenza. Ho riempito la mia valigia del ritorno di sorrisi, soddisfazioni, abbracci sinceri , forza di volontà, autodeterminazione, e consapevolezza che ho scelto bene la parte da cui stare.

A cura di Maria Ferraris Ref. Provinciale Libera Rimini

Quotidianamente, come SOL CGIL, valorizziamo e ricordiamo l’impegno dello SPI CGIL e della confederazione ad ogni livello sul tema della legalità e gestione dei beni confiscati.

Sosteniamo e cerchiamo di aumentare la consapevolezza nelle persone che ogni giorno incontriamo per diffondere valori e principi sui quali le donne e gli uomini della CGIL hanno posto le basi e per i quali si sono battuti, fino al punto di perderci la vita.

“Il nostro percorso comune con Libera e con l’Arci si è andato qualificando sempre di più – spiega la segretaria nazionale SPI CGIL Claudia Carlino - Le nostre volontarie e i nostri volontari offrono un sostegno importante alle iniziative che si tengono nei campi, mentre il nostro ruolo è diventato più manifesto anche nella formazione dei giovani che vengono coinvolti".

Ne abbiamo parlato in passato ma vogliamo ricordare le pubblicazioni della casa editrice Liberetà a cura di Carla Pagani e Roberto Battaglia come "Terre e Libertà", racconto della lotta dei tanti sindacalisti che hanno sfidato le mafie, e "Nelle nostre mani", guida per il riuso sociale dei beni confiscati, che – tra l’altro - sono tra gli strumenti formativi messi a disposizione di chi partecipa ai campi.